Le sequenze ripetitive del quotidiano,
le sequenze ripetitive della vita.
I momenti piccoli che diventano i momenti del “per sempre”.
Una casa, quella dei nonni, che conserva la nostra memoria a lungo termine.
Un luogo che crea una certezza, il non-finire.
Impossibile che non ci sia più, dopo.
Invece arriva una frase, nuova, a cui bisogna abituarsi.
Guardavamo la televisione e mio nonno era lì sulla poltrona con la testa abbassata che dormiva.
E nonostante fosse ancora vivo e al mio fianco, in quel preciso istante ho avuto la certezza di un vuoto, un vuoto che sfugge persino alla parola che lo racchiude.
“Da qui, in poi” racconta la vigilia di un’assenza.
Ho fotografato gli ultimi due anni dell’universo familiare quotidiano di mio nonno Sandro proprio perché per me era l’unico modo di affrontare l’avvicinarsi di questo distacco. Non solo, attraverso la fotografia dichiaravo la mia presen- za e mi immergevo in una scena domestica densa di sofferenza sì, ma ancor più densa di consapevolezza e coraggio.
Si tratta di un progetto interamente analogico su pellicola e che in alcuni casi riporta fedelmente la stringa di sviluppo a scandire lo scorrere dei giorni.
Le immagini sono in bianco e nero (nero che trova qui una connotazione semantica fortemente ricercata), tranne per le immagini dei fiori.
Ho scelto di inserire proprio in apertura le foto delle rose essiccate: sono le rose del giardino che mi regalava mia nonna e che ho conservato e fotografato a distanza di un paio di mesi dalla morte di mio nonno.
Sempre a colori la carta da parati delle camere dei nonni riprodotta negli inserti traslucidi al centro del libro.
Nei diversi scatti, infatti, c’è questo motivo floreale che torna e ritorna quasi fosse un modo per riportare la narrazione in quel preciso luogo, ora e momento.
Mio nonno nell’ultimo periodo della sua vita aveva bisogno di un letto attrezzato e quindi i miei nonni per la prima volta dopo molti anni di matrimonio dormivano, appunto, in due camere separate.
Ma c’era, anzi, c’è ancora, la presenza seriale e viscerale di questa fantasia a fiori che, come una mappa, disegna un paesaggio intimo in cui riconosco il profilo di mio nonno, steso, sotto la croce e le tre figure femminili di mia nonna, mia mamma e mia zia.